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Francisco Goya: Il 3 maggio 1808 a Madrid (particolare)
Madrid, Museo del Prado © Museo Nacional del Prado photo NMP/Scala Firenze

Francisco Goya: Ragionevole ribelle

di Anna Martinelli • Ottobre 2023
Il tracciato di un artista che ha rappresentato appieno le turbolenze della sua epoca

Alla fine del XVIII secolo, Goya è l’unico artista che, in aperta ostilità verso l’astrazione idealizzante sognata dai neoclassici, resta legato al colore e all’ombra. Egli attraversa il periodo tra il rococò e la pittura moderna rifiutando di rivisitare l’antico per meditare sul mistero della materia andando, in solitudine, a costituire una acuta anticipazione delle pennellate di Manet, di quelle espressioniste fino a tante altre arditezze del secolo scorso. La sua modernità alberga in un rinnovamento che lo spinge verso un mondo sconosciuto tra il possibile e l’impossibile, nel personale proposito di affrontare i dolori del momento storico e nella sua sensibilità. Più di ogni altro egli rinnega la sua prima maniera, in nome della libertà espressiva si allontana dal gusto del tempo per essere solo sé stesso. Inflessibile e solitario testimone, Goya nelle sue opere intreccia fino all’angoscia le preoccupazioni delle libertà politiche e dell’immaginazione con pennello, matita o penna.

Francisco Goya: Autoritratto – Madrid, Real Academia de Bellas Artes de San Fernando

Rifiuta di indugiare nell’Antichità, condizione necessaria per i suoi contemporanei per il raggiungimento del bello. Anche lui sente la necessità di un ritorno all’origine, ma per lui quell’origine non è una memoria che ha luogo e forma, non è un principio ideale, bensì una energia vitale.

Il 1789 è per Goya l’anno della consacrazione della carriera ufficiale: è proclamato pittore di Camera da Carlo IV per eseguire i ritratti ufficiali del re e della regina, ma la sua inquietudine era tale e tanta da manifestarsi perfino nelle opere su commissione. I suoi ritratti sanno dar risalto a quel che c’è di inaccessibile e inquieto che può arrivare fino a una sorta di aggressività dall’abietto potenziale. In Goya si ritrova il senso più profondo dell’ombra, quella che i neoclassici cercano di bandire o padroneggiare, perché lui vuole affrontare e non reprimere l’angoscia sofferta di fronte alle tenebre della materia. Egli è l’eccezionale pennello della Guerra di Indipendenza spagnola, il pittore di corte, un grande incisore e un sensibile interprete del dramma umano. Goya sa tradurre il proprio sguardo moderno in uno stile pittorico efficace e vibrante, la cui vena psicologica va progressivamente acuendosi dopo la grave malattia che lo conduce alla sordità. Risalgono a quest’epoca le opere di maggior impatto emotivo, come i cuadritos e i capricci, in cui tematiche come la follia, i manicomi, la stregoneria, le creature fantastiche, l’inconscio, gli incubi e la corruzione politica e religiosa, diventano preponderanti, sia nella produzione grafica sia in quella pittorica. Capolavoro assoluto di questo periodo tardo sono le cosiddette “pinturas negras”, realizzate per la Quinta del Sordo, la casa fuori Madrid in cui Goya si ritirò in un tetro isolamento, prima di recarsi in Francia.

Francisco Goya: Il manicomio, Dalla serie “Cuadros de fiestas y costumbres” – Madrid, Real Academia de Bellas Artes de San Fernando

Fino al 1789 lo spagnolo non è che un pittore innamorato del colore che sa controllare la forza dei suoi impulsi, saranno la malattia e lo sconvolgimento politico che lo porteranno a lasciar emergere in quadri e incisioni l’inquietudine fino ad allora celata nell’aura nascosta delle sue opere, e quella che era stata un’indefinibile atmosfera si manifesterà come un popolo di mostri pronti a dar corpo e animare il principio delle tenebre. Pare che l’inconscio prenda il sopravvento, tuttavia, anche le sue opere più stravaganti non rispondono alla sola dettatura onirica, ma in modo personale si rifanno al doppio assunto illuminista: la lotta contro le tenebre della superstizione e il ritorno all’origine. Da uomo della ragione rappresenterà le figure grottesche che si generano dal “sonno della ragione” spingendo la satira fino al punto di maggior brutalità. La Ragione deve solo mostrarsi affinché le tenebre si disperdano.

Goya vive la fine dell’Antico Regime, l’era dell’Illuminismo e della Rivoluzione Francese, le guerre napoleoniche, la restaurazione assolutista e perfino l’esilio, e ciononostante, non si limita a rappresentare un’epoca turbolenta, bensì sperimenta una personale rivoluzione pittorica in sintonia con la complessità storica in atto, un cambiamento che esprime attraverso le immagini.

A Milano, negli spazi di Palazzo Reale – dal 31 ottobre 2023 al 3 marzo 2024 – la mostra Goya: La Ribellione della Ragione offre l’occasione per scoprire la grandezza dell’arte di uno dei più grandi pittori europei dell’Ottocento, “l’ultimo degli antichi pittori e il primo dei moderni” della pittura spagnola. La mostra, curata da Victor Nieto Alcaide, è resa possibile dalla collaborazione con l’illustre istituzione culturale della Real Academia de Bellas Artes de San Fernando. Tra le sale della prestigiosa sede meneghina soffia la rivoluzione pittorica di Francisco Goya, colui che ha tradotto in immagini dirompenti la turbolenta realtà storica vissuta.

Francisco Goya (attribuito a): Il Colosso Museo Nacional del Prado, Madrid

Primo pittore di corte, direttore della Real Academia, uomo colto e di sensibilità non comune, Goya restituisce una stagione storica satura di eventi: un’epoca di dirompenti trasformazioni che si riflette nei soggetti delle opere, ma soprattutto in una pittura radicalmente innovativa, che rompe con le regole e con i modelli del passato. Abbraccia la modernità, pur rimanendo profondamente integrato nel suo tempo.

Grazie al particolare rapporto di collaborazione con la Real Academia la mostra è un’occasione unica per vedere in Italia i capolavori pittorici del maestro in dialogo con alcune delle più importanti incisioni che lo resero protagonista assoluto di quest’arte. Per la prima volta, tra l’altro, sono arrivate in Italia anche le matrici di rame appena restaurate attraverso un progetto di recupero, senza precedenti per complessità ed entità del lavoro, di queste delicatissime opere.

Francisco Goya: Gaspar Melchor de Jovellanos Madrid, Museo Nacional del Prado

Attraverso le sette sezioni tematiche della mostra sarà possibile scoprire come l’artista seppe trasformare la pittura in un linguaggio rivoluzionario, in grado di rompere sia con le regole e i sistemi plastici stabiliti sia con l’imitazione di prototipi. La pittura degli anni della maturità di Goya è una pittura senza modelli, è l’espressione intima e irripetibile di un artista che crea l’arte rivoluzionandola con un linguaggio nuovo. Una mostra che fa luce sulla personalità e sulla poetica di un pittore dal tratto rapido e ironico, talvolta grottesco, che si avvicenda tra compostezza e paura, tra reale e immaginario, tra ragione e follia, e che si dispone in quel sottile limbo che fluttua tra Neoclassicismo, Realismo e Romanticismo.

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