
Il paziente con comportamento suicidario: valutazione e gestione
di David R. Norris, Molly S. Clark • Aprile 2022
L’aumento dei tassi di suicidio negli Stati Uniti dal 20% al 30% tra il 2005 e il 2015 ha provocato una crescente preoccupazione tra i medici di medicina generale, i quali sempre più frequentemente richiedono strumenti e risorse basate sulle evidenze scientifiche. Indagare l’intento suicidario nei pazienti ad alto rischio (ad esempio pazienti con precedenti tentativi di suicidio, abuso di sostanze o basso supporto sociale) migliora i risultati e non aumenta il rischio suicidario degli stessi. Non vi sono evidenze sufficienti a sostegno dello screening del rischio suicidario come pratica di routine. Tra gli elementi importanti nell’anamnesi del paziente vi sono l’intento, il piano e i mezzi, la disponibilità di supporto sociale, eventuali tentativi precedenti e la presenza di patologie psichiatriche o abuso di sostanze. Una volta stabilita la presenza di intento suicidario, la gestione ospedaliera ed ambulatoriale dovrebbe includere la sicurezza del paziente, la cura delle patologie sottostanti, l’attivazione delle reti di supporto ed il trattamento di eventuali patologie psichiatriche. I piani di cura per i pazienti con ideazione suicidaria cronica includono i medesimi interventi, oltre alla valutazione specialistica. Nel caso di un suicidio completato i medici dovrebbero fornire supporto ai membri della famiglia, i quali potrebbero sperimentare oltre al dolore un senso di colpa, ed impegnarsi per attivare le reti di supporto ed i sistemi di gestione del rischio.
(Am Fam Physician. 2021;103(7):417-421. Copyright © 2021 American Academy of Family Physicians.)
(Am Fam Physician. 2021;103(7):417-421. Copyright © 2021 American Academy of Family Physicians.)
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