Cefalea a grappolo: riassunto delle evidenze
di Dr. Omojo Odihi Malu, Dr. Jonathan Bailey, Dr. Matthew Kendall Hawks • Giugno 2022
La cefalea a grappolo, la forma più comune di cefalea autonomica trigeminale, rappresenta un raro disturbo primario che colpisce meno dell’1% della popolazione. L’età media di insorgenza è di circa 30 anni ed è da due a tre volte più comune nella popolazione maschile. La cefalea a grappolo consiste in attacchi di forte cefalea unilaterale localizzata nella regione orbitale, sovraorbitale e/o temporale che si verificano a giorni alterni o fino ad otto volte al giorno e durano da 15 a 180 minuti. Il dolore è associato a sintomi autonomici omolaterali (più comunemente lacrimazione, iniezione congiuntivale, congestione nasale o rinorrea, ptosi, edema palpebrale, sudorazione della fronte o del viso e miosi) e ad un senso di agitazione o irrequietezza. Gli attacchi si verificano spesso in gruppi o “grappoli” (clusters o bouts), e possono essere episodici o cronici. I fattori scatenanti più comuni sono l’alcool, la nitroglicerina, gli alimenti contenenti nitrati e gli odori intensi. La terapia abortiva (o acuta) si avvale dell’utilizzo di triptani ed ossigeno, mentre la terapia di transizione include gli steroidi e le iniezioni suboccipitali steroidee; infine farmaci quali verapamil, litio, melatonina e topiramato possono essere utilizzati per la profilassi. Terapie più recenti per il trattamento della cefalea a grappolo includono galcanezumab, la neurostimolazione e gli agonisti dei recettori della somatostatina.
(Am Fam Physician. 2022; 105(1):24-32. Copyright © 2022 American Academy of Family Physicians.)
(Am Fam Physician. 2022; 105(1):24-32. Copyright © 2022 American Academy of Family Physicians.)
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